Ricordo di Alessandro.
Uno degli ultimi ricordi che ho di Ale è un’immagine molto tenera e intima nella quale lui massaggia la caviglia di mia figlia Vittoria di 8 mesi, che era nata con una lieve distorsione al piede. Mi ricordo in particolare il contrasto tra le sue mani intelligenti e gli incarnati rosei della bimba.
Le sue mani me le ricordo benissimo perché suo figlio Lupo le ha uguali. E ha anche lo stesso modo di muoverle sulla scacchiera del backgammon. Ancora oggi, quando mi capita di fare una partita, penso sempre a lui.
Ale era una persona difficile e facile allo stesso tempo. Quando ti doveva dire qualcosa te la diceva in faccia senza peli sulla lingua. Era irruento, poco formale ma divertente e irriverente.
La cosa che mi colpiva sempre era quanto piacesse alle persone, e alle donne in particolare, senza che facesse nulla di speciale per attrarle: era semplicemente affascinante.
Quando studiava all’Accademia di Belle Arti di Urbino, andavo a trovarlo ogni volta che potevo, in genere nei fine settimana, prendendo una laida corriera che mi scaricava sulla Piazza principale del paese dove mi veniva a prendere con una scalcinata Renault 4 che non sempre riusciva a portarci a casa perché spesso aveva dei problemi meccanici e si fermava lungo la strada.
La sua casa, per me 14enne, era una luogo dove si incontravano persone affascinanti e si viveva una vita interessante ed intensa.
Un altro ricordo che ho di quel periodo e’ di come Ale si prendesse cura del piccolo Blu, che era nato da poco, lavando a mano i suoi vestitini in immensi catini dove faceva ammollare il bucato per giorni perché non c’era la lavatrice.
.Ero molto felice di poter frequentare questo fratello grande che se ne era andato via dalla casa paterna che io avevo appena 10 anni. Ero felice soprattutto perché mi trattava in maniera complice, senza sciocche gelosie.
Pur essendo diverso da me per carattere e sesso, Ale è il fratello che ho sentito più vicino, come lo erano, l’uno per l’altro, gli altri miei due miei fratelli. Insomma pareva che fossimo un’equilibrata nidiata di figli con lo schema 1-3, 2-4.
Quando Alessandro è tornato a Roma insieme ad altri artisti ha “colonizzato” l’ex pastificio di Via degli Ausoni , nel quartiere di San Lorenzo; era il posto ideale per dipingere o scolpire perché gli spazi erano immensi e pieni di luce e si poteva avere una casa studio. Mi ricordo in particolare l’odore dei prodotti per pulire i pennelli che permeava tutto il locale. Mi ricordo anche che, come artista squattrinato, veniva tutti i giorni a pranzo a casa di mamma e papà. All’epoca quando tornavo da scuola, trovavo lui con il suo amico Beppe Gallo seduti al tavolino estraibile della cucina di Via dei Vecchiarelli che mi aspettavano per pranzare. Mi ricordo tante risate spensierate , di quelle che si ride per nulla.
E’ morto troppo presto, dovevo dirgli ancora tante cose ed è inquietante come in alcuni suoi dipinti appaia che egli presagisse la sua fine precoce.
Dopo la sua morte ho fatto per mesi lo stesso sogno – vigliacco, penso io – dove tutto si svolgeva come nella realtà con l’incidente di auto, con la sola differenza che io ero lì con lui mentre passava dalla vita alla morte e lui mi stringeva la mano come a dirmi che aveva capito che c’ero.